La montagna come laboratorio che insegna ad affrontare le difficoltà

1 Ottobre, 2025

EDITORIAL

BOARD



Gli atleti degli ultra-trail vivono in maniera uguale le difficoltà che affrontano? Oppure

problematiche uguali hanno un impatto diverso su ciascun individuo? E - in fin dei conti - si può apprendere e diventare sempre più bravi nell’affrontare gli ostacoli che la vita ci pone davanti?


A queste domande risponde una ricerca appena pubblicata su Plos One, la più importante rivista scientifica open source a livello mondiale. Lo studio è stato condotto dal Centro di ricerca dell’Università di Verona e Trento CERISM e ha coinvolto anche l’Università Cattolica di Milano e l’Università di Padova, grazie al lavoro di Pietro Trabucchi, Barbara Pellegrini, Aldo Savoldelli, Gianandrea Giacoma, Ilaria Vergine, Carlo Galimberti, Sara Garofalo, and Federico Schena.

La ricerca si è concentrata su uno degli endurance trail più impegnativi al mondo, il

TOR450 – Tor des Glaciers, che prevede un percorso di 450 chilometri con 32.000 metri

di dislivello positivo e il transito di alcuni passi sopra i 3000 metri sul livello del mare. Un

percorso privo di "balise", ovvero delle consuete bandiere, cartelli o altre indicazioni che aiutano i corridori a orientarsi e a rimanere sul percorso corretto. Secondo i ricercatori, la

lunghezza, i dislivelli, la durata e la severità del contesto in cui si svolge, con alta quota,

passaggi tecnici e condizioni meteorologiche variabili lo rendono adatto ad analizzare in

modo esaustivo le strategie di coping degli ultra-trailer.


Quello che emerge dallo studio è il fatto che molti atleti sono in grado di sviluppare nel

tempo la capacità di apprendere e di elaborare strategie efficaci per affrontare difficoltà

enormi: dalla deprivazione da sonno alla gestione del dolore fisico, dal calo cognitivo

all’accettazione di emozioni destabilizzanti. Non solo. Maggiore è l’esperienza dell’atleta,

più funzionali ed efficaci si rivelano le strategie escogitate.


Questo confronto continuo con le proprie difficoltà permette agli sportivi di migliorare

progressivamente la capacità di affrontare gli ostacoli, sia durante la gara che nella vita

quotidiana. L’esperienza maturata nelle situazioni estreme della montagna offre così

strumenti utili per gestire anche le sfide che si presentano al di fuori dell’ambito sportivo. In questo modo, la montagna si trasforma davvero in un laboratorio, in cui il contatto con i

propri limiti e con le difficoltà si rivela, per molti, un’occasione di crescita personale e di

evoluzione interiore.

Questo non riesce a tutti ovviamente. La ricerca sottolinea come alcune persone facciano

fatica ad apprendere dalle difficoltà, sviluppando strategie inefficaci invece che funzionali:

ad esempio lamentarsi invece di tentare di risolvere i problemi, cercare alibi, attendere

passivamente l’aiuto degli altri, catastrofizzare gli eventi o rinunciare a gestirli.


La ricerca ha elaborato – attraverso l’analisi statistica dei contenuti di decine di interviste

ad esperti ed atleti durante la gara – una macro -categorizzazione delle problematiche

vissute dagli atleti e delle relative strategie utilizzate.


La strategia che compare più frequentemente nelle risposte degli atleti è quella denominata “Flessibilità e consapevolezza nella gestione di ritmo, sonno e alimentazione”. Questo dato evidenzia quanto la capacità di adattarsi costantemente alle esigenze del proprio corpo sia ritenuta cruciale dagli sportivi impegnati in discipline di endurance come l’ultra-trail La flessibilità nel modulare il ritmo di corsa in base ai livelli di stanchezza percepita si rivela fondamentale per evitare situazioni di esaurimento fisico o, al contrario, il rischio di rallentamenti eccessivi che possono compromettere il passaggio alle barriere orarie. Gli atleti sottolineano l’importanza di ascoltare i segnali del proprio corpo, modificando l’intensità dell’impegno per mantenere una gestione energetica efficace e sostenibile lungo tutto il percorso. Anche sul piano alimentare, la capacità di trovare un equilibrio tra il fabbisogno energetico e la naturale tendenza al rifiuto del cibo dovuto alla fatica si dimostra essenziale. La gestione del sonno richiede un approccio altrettanto consapevole: non è possibile affidarsi a schemi rigidi o pause predefinite.


TORX® with Kailas - photo credits Stefano Coletta - Zzam! Agency

L’atleta deve essere in grado di riconoscere quando il bisogno di riposo è diventato improrogabile, così come comprendere quando sia invece possibile proseguire ancora senza rischi. La lucidità nel valutare queste situazioni rappresenta un elemento chiave per mantenere la prestazione e la sicurezza durante gare particolarmente lunghe e impegnative.

Lo studio è scaricabile gratuitamente a questo indirizzo:

https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0332058


© 2009-2024 by VDA Trailers SSDrl

Any dissemination for commercial purposes of photographic or video images captured during the event, via any means (internet, social networks, TV, press, magazines, etc.), without written authorisation from the organisation is prohibited. GTC®, GTC100™, GTC55™, GTC30™, TORX®, TOR®, Tor des Géants®, Tor des Glaciers™, Passage au Malatrà™, Tot Dret™, TOR450™, TOR330™, TOR130™, TOR100™ and TOR30™ are trademarks owned or used exclusively by VDA Trailers. Any communication of the event or use of images of it must be done in observance of the name of the event and registered trademarks, subject to agreement by the organisation.


Valle d’Aosta Trailers SSDrl | Via Roma, 98 | 11013 Courmayeur | CF/P.IVA 01139360075 | Nr. Iscr. Reg. Imprese AOSTA AO-70629


Privacy Policy Cookie Policy